mercoledì 2 marzo 2011

Mini-croissant con pomodoro e mozzarella

Cosa sarebbe l'Italia senza la sua cucina? Per cambiare rispetto alle classiche ricette della cucina italiana come la pizza, la pasta o il tiramisù, ho scelto di darvi oggi una ricetta abbastanza originale con gli ingredienti tipici dell'Italia che sono la mozzarella e il pomodoro. Questi croissant possono essere serviti come un antipasto o come un primo piatto e sono semplicissimi da fare!

Per 8 croissant :

Allora per fare questi mini-croissant, abbiamo bisogno di una buona pasta sfoglia che potete comprare in qualsiasi supermercato o se avete tempo farla voi !

Poi un pomodoro di dimensione media,

Una mozzarella

8 foglie du basilico

sale e pepe

E olio d'oliva

Prima di tutto, preriscaldare il forno a 200° , cominciamo con il pomodoro che dovete tagliare prima in due poi ancora in due par avere otto quarti.

Poi metterli sulla placca da forno dopo aver messo sulla placca una foglia di cottura perchè il pomodoro non si attacchi quando cuoce nel forno. Condire il pomodoro con il sale e il pepe, mettere una foglia di basilico su ogni quarto di pomodoro e finire con un po' di olio d'oliva. Mettere nel forno 5 a 10 minuti a 200° : dipende dal forno ma dovete sorvegliare quando è abbastanza cotto ma non troppo. Quando è finito, riservare.

Seconda tappa, tagliare la mozzarella a piccoli dadi, poi cominciare a srotolare la pasta sfoglia, con un coltello tagliare in mezzo poi girare la pasta e tagliare ancora in mezzo per avere quattro quarti, infine dividere ogni quarto in due : abbiamo 8 triangoli.

Su ogni triangolo mettere un quarto di pomodoro e un po' di mozzarella sulla parte più bassa del triangolo : per chiudere fare rottolare finchè si chiuda e abbia una forma di croissant. Ripetere l'operazione per gli altri triangoli.

Imburrare la placca e mettere i croissant , fare cuocere a 200° durante 15 minuti finchè siano dorati. E finalmente assaggiare!


domenica 27 febbraio 2011

LO SPAZIO COME PERSONAGGIO A TRAVERSO L'ESEMPIO DI ANTONIONI

Prima di essere un regista, ogniuno/a è spettatore/spettatrice : Antonioni, intellettuale che, a parte la postura d'autore (e anzi se ne stacca, è molto particolare il suo statuto, differenza di percezione tra la Francia e l'Italia per esempio) è uno che pensa « a voce alta » il cinema, nel senso teorico del termine (diventa regista dopo essere stato critica di cinema) Cioè è determinato, con idee fisse, su quello che cerca di produrre, e anche lui sicuro di non essere mai sicuro... Perché la sua percezione è legata all’evoluzione, secondo un elemento fondamentale : il movimento nello spazio. La sua filmografia mostra effettivamente una posizione un po « instabile » (ritmo continuo di viaggi) : se non si puo affermare di un regista che la sua linea direttrice è l'instabilita, si puo almeno posar le ditta, a diffetto di poter acchiaparlo lui, su quella necessita di provare ad andare nel « jamais vu » e farlo coincidere con la base propria della finzione attaccata alla realta che sarebbe per definizione del « déjà vu ». Una sua volonta di mai rimanere a un posto preciso, ma sempre di scappare per andare altrove, a trovare, quindi a vedere – o piu esattamente a guardare. Ecco una delle definizioni di quel che puo rappresentare il cinema per lo spetattore, il mischulio tra il gia visto (base realita) e il mai visto (base finzione come una sola, anche quando sarebbe ripresa mille volte – benché mai vergine, uno sguardo continene sempre un grado di singolarita) Per riprendere quest’idea di spettatore prima di regista, Antonioni si posiziona, di una parte, proprio qua perché appunto vede prima di girare. Per esplecitare : prima di rendersi sul posto dove deve girare, ci va prima da solo, sempre, e rimane una mezzoretta per riflettere ad un certa situazione, a quello che ci si potrebbe fare « con questo luogo ». Ed è dallo choc tra la scenografia e il suo stato d'animo nel momento in cui inizia a girare che nascono i frutti migliori. (Il tâte le terrain, quoi.) Grande importanza dunque del luogo (è Bruno Dumont che afferma che per lui gli attori non fanno parte ma sono della scenografia). In un’altra parte, Antonioni è prima regista, dopo spettatore nell’ordine logico delle cose : « mi è impossibile analizzare una delle mie opere prima che non siano finite ». In tempo reale ! Significa che se ne stacca e che lo vede sotto certi aspetti come lo spettatore puo essere portato a scoprirlo.
Antonioni non è uno che non si chiude nella rutina ; ogni novita è importante, si stanca di vedere sempre la stessa gente, i stessi paesaggi. Non vuole fare lo stesso film : si stanca di vedere sempre lo stesso film ! Logicamente per un regista, Antonioni è uno che guarda : quando viaggia, se avesse a presso una camera riprendereste tutto tutto tutto. Una voglia incredibile di girare il mondo, di girare dunque di far « girare » il monde. Ogni paese, citta, ha la sua identita, il suo stato di spirito.. Possiamo capire che un artista qualunque sia, si senti «rinchiuso » nel suo proprio paese... E che questo paese non sia proprio adeguato all'identita propria, al punto di vista « artistico » : Antonioni si è chiaramente neutrito di cinema inglese/americano, magari molto di piu che di cinema europeo. Il suo Blow-Up, primo film che ha girato in inglese, rileva dell'evidenza : fare un film sulla foto, o piu esattamente con la foto come elemento centrale, deve per forza svolgersi a Londra Non voleva che Blow-Up sia definito come un film italiano, nello stesso tempo non voleva che sia definito come un film italiano ! All'origine, voleva girarlo in Italia ma si è accorto che era impossibile situarlo in qualunque citta italiana (a parte il luogo, certe immagini non sarebbero state accetate). Pero non è un film SU Londra.
Dice, paradossalmente o per conferire questa dimension piu « internazionalista » appunto meno chiusa su sé stessa, che Blow-Up poteva svolgersi in qualunque posto... Al contrario del suo Zabriskie Point che è chiaramente un film « sull'America » - l'America come vera protagonista del film.
Appunto le tematiche dei suoi film precedenti (ad esempio generale l'incommunicabilita) trovano una risonanza piu chiara in certi aspetti delle societa inglosassoni. (I personaggi di Zabriskie Point sono tipici dell'America attuale ; troviamo, tra di loro, piu affinita ideologiche che psychologiche.)
Blow-Up è un po tutto questo alla volta : la rimessa in causa della percezione diretta a « occhi nudi », l'ambiguita tra lo spettatore (noi stessi o il fotografo « che guarda » o che vede ?) e il regista (vedere spiegazione, fra qualche secondi, grazie) l'immensita dello spazio (parco, casa del personaggio...) Go go go, una sequenza per illustrare.

La sequenza del parco

In questa sequenza, il fotografo si trova nel parco e guarda una « scena » tra una coppia. Anche sé il film è gia ben iniziato, la sequenza puo essere considerata come …una sequenza d'apertura : gia è una scena all'aperto, aperta su uno spazzio quasi troppo esteso per veramente seguire « alla loupe » quello che succede tra questi due personaggi, ed è anche aperta nel senso ambiguo del termine, perché lasciera qualche punti in sospensioni nello svolgimento del film. Ecco dunque vediamo il personaggio (immaginiamolo come se fosse il regista) che guarda e due personaggi che non si sanno « guardati » (quasi dal Creatore, sé consideriamo l'Artista avvicinato a Dio, quel che rinvia quasi ad un'idea biblica – Adam e Eve sotto lo sguardo di Dio). Bene, questo è una rappresentazione molto interessante del cancellamento di due attori che si sciolgono letteralmente nel paesaggio, che dimenticano (anche se non lo hanno mai saputo) che sono guardati. Ancora questa storia di « captare », catturare la realta, qui questi due innamorati in un campo fanno come se niente ci fosse... Allora che un fotografo sta fissando questo momento, a prima vista diciamo banale al esterno ma intenso all'interno. Siamo in un campo appunto, e la questione che torna : che cosa vediamo ? Che cosa vogliamo vedere ? Che cosa si trova nel campo e che cosa si trova fuori campo ? Obbiettivo – fotografia, e soggettivo – occhi nudi. C'è qui l'idea del « recul » immortalizare il morto ! Solo il dettaglio conta. Idea che ci sono delle cose che scappino ai sensi umani, delle cose che per esempio non si « sentono » nel rapporto naturale, che puo essere rivellato grazie alla foto, alla camera. La camera « modifica » per forza il comportamento per esempio, mostra delle cose anche che non ci accorgiamo sul momento perche non possiamo renderci conto di tutto gia, ma anche perché siamo concentrati su 1,2, 3 cose magari di piu e certe cose ci passano proprio accanto. Okay.
Tanti registi non hanno girato nella proprio lingua – per causa di spazio protagonista, di atmosfera piu semplicemente, di gioco di linguaggio, per cause politiche...

Top 10 di film che rompono tutte frontiere possibili (ordine di preferenza, certo)

1. Enter The Void (Noe) Regista nato a Buenos Aires, viene in Francia a 12 anni (quindi regista francese/francofono almeno) In 2010, esce finalmente il suo sogno di sempre, il viaggio metafisico psyche ENTER THE VOID : aveva pensato prima a New-York, eventualmente Parigi ma è sopra Tokyo - parco d'attrazione gigante – che l'anima di Oscar (e la nostra) gallegia. In piu, il film è uscito solo in Inglese (VF possibile nel DVD !). 2010, l'odissea dello spazio !
2. Soy Cuba (Kalatozov) Film incredibile di propaganda sovietica, Soy Cuba, come il titolo lo indica è una visita del paese partendo da Battista per arrivare alla rivoluzione Castro.
3. Querelle (Fassbinder) Come Salo per Pasolini, Querelle è l'ultimo film del dramaturgo tedesco. Come Pasolini, la questione della lingua si pone. Sé Pier Paolo voleva un doppiaggio francese perfetto per l'adattazione di Sade, Fassbinder, quando riprende un altro autore sovversivo francese, Jean Genet, mette in confronto italiano, francese, tedesco, inglese.
4. Twentynine Palms (Dumont) Regista letteralmente « a parte » nel cinema francese, qui parte della sua fredda Normandia per andare nel deserto Americano. Comunque e come al solito nel suo cinema, il linguaggio che si esprima di piu è quello del corpo.
5. 1900 (Bertolucci) Grande film (5 ore e 20 riguardando la durata !) epico-umanista sull’Italia all’inizio del secolo. Cast non meno mostodontesco (De Niro, Depardieu, Lancaster…), il film è stato girato in diverse lingue e, come + per + fanno -, censurato in alcuni paesi !
6. Hollow Man (Verhoeven) Schizofrenia no, chiamiamo piuttosto questo : parallelismo, Paul Verhoeven fa parte di questi registi cui la filmografia è divisa in due (stili come paesi) : Blockbusters Hollywoodiani personali (Basic Instinct, Showgirls, Starship Troopers…) e « piu » piccoli film d'autore hollandesi (Katie Tipell, Soldier Orange…). Hollow Man, l’eroe che diventa invisibile. Salva il mondo ? No no, bisogna vederlo per crederci !
7. Copie Conforme (Kiarostami) Questo film mostra che l’incomprensione nell’amore non c’entra con la differenza di lingua ma con l’incommunicabilita. Inglese, Italiano, Francese (Binoche è la protagonista principale) in questo film Iraniano che parla molto ma che dice molto anche, questo è il piu importante.
8. Vinyan (Du Welz) Un film belgo di genere, un po seria b, un po « passato accanto » ma che vale per il personaggio principale : la giungla di Taïlanda come incarnazione dell’incubo. Sensoriale.
9. Inglorious Basterds (Tarantino) Ogni attore parla la propria lingua e Brad Pitt prova l’italiano senza gloria. Film minore di un regista maggiore. Resta dunque maggiore.
10. This Must Be The Place (Sorrentino) Il regista piu pop del paesaggio cinematrografico italiano attuale ha girato il suo primo film in inglese con Sean Penn. Decima posizione, this must be the (good) place !